giovedì 30 agosto 2012

Birkin


C’era questa ragazza sulla battigia, un po’ sovrappeso. Un po’ tanto sovrappeso. Per intenderci era un boiler con gli arti e la testa, uno di quei boiler oltre i 100 litri. Se ne stava, dicevamo, sulla battigia con il suo ragazzo e un’altra coppia. Aveva le unghie colorate una diversa dall’altra con colori messi a caso e senza alcun stile. Aveva lo shatush, un grosso tatuaggio di una farfalla su quel che restava della regione inguinale e un costume a fascia che, invano, cercava di contenere cotanta generosità ereditata da pastasciutta e Pringles alla cipolla.

Stava armeggiando una Birkin finta che un nero le voleva vendere. La girava, la apriva, la studiava. Poi, come una Kate Middleton di Torre Annunziata, si mise orgogliosa a sfilare sul lungomare. Decise di comprarla. E prosegui vantandosi che per soli 45 euro sembrava verissima e la gente avrebbe pensato che aveva speso migliaia di euro e potevano andare a Porto Cervo con quella che non avrebbe sfigurato.

La rividi: un paio di simil-Ugg mushroom sfondati, hot pants in jeans, maglietta verde fluo con collo larghissimo, spallina del reggiseno in vista, occhiali enormi, sigaretta in bocca e quella Birkin. Rossa. Sicuramente originale.

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